XVI domenica del tempo

Il testo del vangelo di oggi è molto noto: tante volte lo avremo letto e sentito commentare.

Come spesso capita ai brani biblici, è stato usato per sostenere varie tesi (per esempio il primato della vita contemplativa su quella attiva) che poco hanno a che vedere con quello che le Scritture volevano dire.

La prospettiva migliore mi sembra quella di provare a vedere la scena, piuttosto che leggerla soltanto.

Gesù, mentre era in cammino con i suoi discepoli, entra in un villaggio e viene ospitato da una donna di nome Marta.

Così inizia il racconto evangelico. Vederlo vuol dire provare a immaginare la situazione: Gesù cammina, non da solo, e passa per un paese (di cui non sappiamo il nome). È ospitato da Marta. Il vangelo non ci dice dove si sono incontrati, se si conoscevano già, cosa si sono detti prima di arrivare in casa…

Li ritroviamo nell’abitazione di Marta, ma non sono soli. C’è un altro personaggio che compare: Maria, la sorella di Marta. Tutti gli altri (i discepoli, le discepole, gli apostoli, la gente del paese) non sono nominati. Non si sa dove sono. Qualcuno magari è con Gesù, dentro la casa, ma magari no. Non si sa.

Ciò che si vede è Maria seduta ai piedi di Gesù che lo ascolta parlare.

Non sappiamo cosa Gesù sta dicendo, non sappiamo se lo stare seduta ai suoi piedi da parte di Maria è un gesto che esprime una confidenza di vecchia data o se è dettato dalla curiosità per il nuovo venuto, non sappiamo quanti anni ha Maria (e nemmeno Marta), non sappiamo nemmeno chi sia la maggiore tra le due sorelle e che ne sia dei loro famigliari (genitori, fratelli, eventuali altre sorelle, eventuali mariti, eventuali figli o figlie). Vediamo solo Maria «seduta ai piedi del Signore», che «ascoltava la sua parola». « Marta invece era distolta per i molti servizi».

Se si riesce davvero a immaginare la scena, quello che succede dopo è piuttosto prevedibile e ci strappa anche un sorriso. Marta è chiaramente invidiosa di Maria: vorrebbe esserci lei lì, seduta ai piedi di Gesù e così invece di gioire di una cosa bella che capita a un altro, vorrebbe “rubargli” il posto.

Non le viene in mente che potrebbe andare anche lei a sedersi lì vicino alla sorella, perché quando ti scatta l’invidia non c’è spazio per la condivisione. L’altro va semplicemente distrutto. E infatti tenta di

sottrarre Maria dal “luogo privilegiato” in cui si è trovata: «si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”».

La strategia di questa “sottrazione” si attua con le armi della colpevolizzazione: Marta, in una frase, riesce a colpevolizzare sia Gesù («Non t’importa nulla…» di me?) sia sua sorella («mia sorella mi [ha] lasciata sola a servire»).

Ecco il segnale della problematicità del personaggio di Marta: è colpevolizzante, cioè vuole ottenere qualcosa facendo sentire in colpa gli altri.

Questa strategia vittimistico-manipolatrice è pericolosissima nelle relazioni perché toglie libertà, trasparenza e spontaneità allo sgorgare dell’affetto e – alla lunga – soffoca il bene.

Per questo la presa di posizione di Gesù è così significativa, perché – pur apparendo dura (di fatto le rinfaccia che la sorella è in un posto privilegiato che non perderà: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta») – è in realtà una presa di posizione liberante, che rompe le catene del vittimismo e dei conseguenti ricatti affettivi.

L’amore che insegna Gesù – a differenza di quello che per tanti secoli ha predicato la chiesa – non è opprimente o incastrante. Non rattrappisce, ma dilata. Non soffoca, ma fa respirare bene.

Se non è così, c’è qualcosa che non va.

Letture:

Dal libro della Gènesi (Gn 18,1-10)

In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi (Col 1,24-28)

Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,38-42)

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

 

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