XX domenica del tempo

Il testo del vangelo di oggi è la continuazione di quello di settimana scorsa. Siamo sempre nel capitolo 12. Riprendiamo dunque il discorso che sta facendo Gesù:

1- La vita di una persona non dipende da ciò che possiede;

2- Cercate piuttosto il regno di Dio;

3- Questa ricerca non è accessoria, ma strutturale: il discepolo è colui che struttura la sua vita, le sue giornate in vista di questa costruzione del regno, cioè di un mondo dove tutti (e non solo i nostri) stanno meglio.

Questo il percorso che Gesù ci ha fatto fare finora.

Oggi si aggiunge un pezzo in più, le conseguenze di questa vita (per Gesù in primis e poi per i discepoli, cioè per chi prova veramente a vivere così): si creerà divisione, come sempre quando si dice la verità.

È l’esperienza che ha fatto il profeta Geremia, che – dicendo la verità («Così dice il Signore: “ Chi rimane in questa città morirà di spada, di fame e di peste; chi si consegnerà ai Caldei vivrà e gli sarà lasciata la vita come bottino e vivrà”», Ger 38,2) – scatena una reazione omicida in chi quella verità non voleva sentirla («allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango», Ger 38,6).

La verità divide perché c’è chi non vuole sentirla, perché vorrebbe che la verità fosse diversa, che dicesse qualcosa d’altro. E allora si prova a mettere a tacere chi la verità la dice.

Così è per la proposta di vita di Gesù (la verità per i cristiani), la quale sostiene che la modalità per vivere una vita piena, sensata, beata è quella di considerarsi fratelli, figli dello stesso Padre (che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti», Mt 5,45), e per questo cercare di costruire un regno (un mondo) migliore per tutti.

C’è chi questa verità (questa proposta) non la vuole sentire. C’è chi vorrebbe che la verità (la proposta di Dio in Gesù) fosse diversa, che dicesse qualcosa d’altro (per esempio che dicesse che il senso della vita è pensare a se stessi o prima a se stessi e a quelli che vengono considerati “propri”).

E su questa differenza si crea divisione, una divisione omicida, come Gesù stesso ha sperimentato per primo sulla propria pelle e come non nasconde che accadrà anche a chi deciderà di seguirlo.

Perché la sua proposta di vita (la sua verità) è difficile da attuare, è in qualche modo contronatura, cioè chiede di vincere in se stessi i naturali istinti alla sopravvivenza (a scapito degli altri: mors tua vita mea), alla sopraffazione, alla prevaricazione, al dominio (la naturale legge del più forte), alla salvaguardia del proprio onore («Gesù si sottopose alla croce, disprezzando il disonore»)… in nome di una felicità più grande: un mondo migliore per tutti.

Parlando ai suoi discepoli, Gesù non vuole nascondere questa dinamica implicata nella sua proposta: andrete incontro a persecuzioni, creerete divisioni e susciterete istinti omicidi.

Non lo nasconde, perché vuole che chi si decide per questo tipo di vita evangelica (cioè secondo il vangelo) sappia a cosa va incontro e lo faccia con cognizione di causa, perché non dia un’adesione emotiva, superficiale, all’acqua di rose.

Seguire il vangelo e seguire il Signore sono scelte radicali, strutturali, che impegnano la vita. Mille volte (al giorno…) verrà voglia di tirarsene fuori, mille volte (al giorno…) verrà da pensare “Chi me l’ha fatto fare”, perché è impegnativo… è impegnativo vincere il proprio egoismo, il proprio istinto di sopraffazione, il proprio istinto di sopravvivenza. È una lotta, ma è l’unica lotta “spirituale” che vale la pena di intraprendere… perché porta ad un mondo migliore per tutti.

Il punto è che spesso la storia della Chiesa ha trasformato la scelta della sequela del Signore in un’adesione formale ad una religione (cioè ad una organizzazione della società), fatta di precetti, pratiche da assolvere, simboli, riti, astensioni, abitudini, identità da difendere… e l’essere cristiani si è trasformato in un’appartenenza tradizionale e non è più una scelta vitale.

Oggi, questa trasformazione è evidentissima nella nostra società, nella quale c’è chi sostiene che in nome dell’identità cristiana si possano lasciar morire le persone in mare.

Urge dunque una resistenza a questa deriva: serve che chi si dedica allo studio della Parola di Dio resista e continui a insegnare cosa vuol dire seguire il Signore, serve che chi prova a vivere una vita secondo il vangelo resista e continui a costruire un mondo migliore per tutti, serve che chi parla con le persone resista e continui a provare ad affascinare gli altri alla ricerca del regno.

Letture:

Dal libro del profeta Geremìa (Ger 38,4-6.8-10)

In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremìa e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremìa con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremìa affondò nel fango. Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremìa, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremìa dalla cisterna prima che muoia».

Dalla lettera agli Ebrei (Eb 12,1-4)

Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

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