Presentazione del Signore (commento)

Non abbiamo ancora fatto in tempo a prendere confidenza con il tempo ordinario, appena ricominciato, e con il vangelo di Matteo, che la liturgia ci fa fare un passo indietro e tornare ai primi giorni della vita di Gesù.

Domenica infatti si celebra la festa della presentazione del Signore al Tempio, che avveniva 40 giorni dopo la nascita e che fa riferimento ad un episodio narrato dall’evangelista Luca.

I riti dell’iniziazione di un bambino ebreo erano infatti la circoncisione (8 giorni dopo la nascita) e – dopo 40 giorni (che era il tempo per la purificazione della madre) – il rito del riscatto del fanciullo, con – appunto – la presentazione al Tempio e il sacrificio di una coppia di tortore o due giovani colombi.

Innanzitutto una parola sulla “purificazione della madre”, che è una prassi che anche il cristianesimo aveva ripreso, con il nome popolare della “quarantina”, cioè 40 giorni dopo il parto, in cui la donna che aveva partorito non poteva andare in chiesa e vi veniva riammessa previa la benedizione del sacerdote.

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Presentazione del Signore (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-40)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

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