Questa domenica cade il 29 giugno, pertanto la liturgia ci propone la solennità dei santi Pietro e Paolo, i due pilastri della Chiesa nascente.
Si tratta di due uomini con storie e personalità molto diverse, accomunati tuttavia – oltre che da un medesimo destino (sono entrambi morti martiri, probabilmente durante le persecuzioni dell’imperatore Nerone) – dalla stessa fede in Gesù di Nazareth, confessato Cristo e Figlio di Dio.
Le loro vicende e il percorso che li ha portati a essere discepoli sono riportate nel Nuovo Testamento, a partire dalla chiamata sul mare di Galilea per Simone e alla conversione di Saulo sulla via di Damasco.
Ma, più che ricostruire quanto è loro accaduto e come essi si sono determinati rispetto alla storia che hanno vissuto, ciò su cui mi sembra importante soffermarsi oggi è la centralità del loro ruolo nella trasmissione della fede: se non ci fossero stati loro, non ci saremmo stati/e noi.
Il ritornare alle fasi germinali della Chiesa mi sembra importante perché ci permette di prendere coscienza di una storia che ci precede, ci genera e ci ricorda che siamo anelli di una catena lunghissima, che aspira a continuare anche dopo di noi.
In un’epoca in cui il mondo che abbiamo ereditato dai nostri avi non esiste più e il mondo che consegneremo alle generazioni successive ci pare così lontano da quello che abbiamo vissuto noi, una delle paure è che vada perso il cuore pulsante della fede in Gesù.
Spesso sembra che con “l’acqua sporca” (che purtroppo la storia della Chiesa ha prodotto), oggi si voglia “buttar via anche il bambino”, per usare una proverbiale metafora.
Forse allora il ruolo delle persone cristiane di questa nostra età di mezzo tra un mondo che non c’è più e un mondo che non c’è ancora è quello di custodire e trasmettere l’essenziale della fede: Gesù di Nazareth confessato Cristo e Figlio di Dio.
Per farlo, tuttavia, serve che noi per primi/e entriamo in questo nucleo incandescente della vita cristiana, studiando, pregando e vivendo le Sacre Scritture e, innanzitutto, i vangeli.
A chi si sente sfiduciato/a, le figure di Pietro e Paolo possono ricordare che quando i cristiani e le cristiane erano percentualmente molto meno di oggi e i mezzi a disposizione molto più limitati, essi sono riusciti a far germogliare la Chiesa, con la forza intrinseca della Parola.
Come per loro, anche per noi, si tratta, allora, di rimanere ancorati a ciò che abbiamo ricevuto – la Parola di salvezza, appunto – per trasmetterla a nostra volta, non con facili proselitismi o campagne di marketing, ma semplicemente provando a narrarla vivendo e a vivere narrandola.