XXIII Domenica del tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33)

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

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Tra umiliazione ed esaltazione – Commento al vangelo della XXII Domenica del tempo ordinario

Il vangelo di questa domenica racconta una parabola di Gesù occasionata da un invito a pranzo ricevuto da uno dei capi dei farisei. «Notando come [i commensali] sceglievano i primi posti», Gesù disse che, secondo lui, sarebbe meglio mettersi in fondo e aspettare che il padrone di casa ci invitasse ad andare “più avanti”, piuttosto che mettersi in prima fila e fare la figura di essere retrocessi, perché «chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Al di là dell’esempio, mi pare che il senso di queste parole sia quello di imparare a sapersi valutare.

Se, infatti, a volte capita di avere a che fare con persone che si sottovalutano, molto più spesso ci si imbatte in persone che si sopravvalutano…

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XXII Domenica del tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,1.7-14)

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

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Genialità retorica: dalla III alla II persona plurale (commento – XXI Domenica del tempo ordinario)

Il vangelo di questa domenica è uno dei capolavori retorici di Luca.

Il tocco di genio è il passaggio dalla terza persona plurale della domanda rivolta a Gesù («Signore, sono pochi quelli che si salvano?»), alla seconda persona plurale della risposta: «Sforzatevi […] Voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta […] Allora comincerete a dire…», ecc.

Perché questo passaggio è così geniale?

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XXI Domenica del tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

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Fascinosum et tremendum – XX Domenica del tempo ordinario (commento)

Le letture di questa domenica ci propongono una questione a cui non siamo abituati a pensare: la parola di Dio non mette d’accordo tutti e tutte, non apre uno spazio di irenismo generalizzato.

Anzi, porta ad una divisione tra chi le dà credito e chi non la ritiene affidabile.

Spacca i gruppi, le famiglie, ma anche ognuno/a di noi dentro a se stesso/a.

In un mondo (anche cattolico) che presenta l’essere credenti come l’approdo alla pace interiore (“Beato/a te che hai fede, almeno trovi un po’ di serenità”), è importante avere presente che Gesù, e i profeti prima di lui, portavano un annuncio così dissonante rispetto al pensiero comune, che suscitava perplessità, reazioni dure, violenza.

Chi, leggendo il vangelo, non sente di ribellarsi a quanto vi è lì scritto, probabilmente è perché non sta capendo quello che legge.

La proposta di amare i nemici, quella di scegliere tra Dio e il denaro, quella di perdonare settanta volte sette (e così via) sono così contro natura, da far rivoltare le viscere, ogni volta che proviamo a prenderle sul serio.

Il brano di oggi ce lo ricorda in maniera netta: la vita dei/delle credenti è una lotta; principalmente una lotta interiore, una “lotta spirituale”.

Spesso si è pensato che la “lotta spirituale” fosse contro il diavolo e le sue tentazioni, ma in realtà la lotta è tra quel me stesso/a che vorrebbe dar credito alle parole di Gesù e quel me stesso/a che si ribella al suo messaggio, perché è scarnificante.

Come si diceva un tempo è contemporaneamente fascinosum et tremendum.

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XX Domenica del tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

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XIX Domenica del tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,32-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

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Gesù e Marx – XVIII Domenica del tempo ordinario (commento)

Ne L’ideologia tedesca leggiamo: «Il vivere implica prima di tutto il mangiare e bere, l’abitazione, il vestire e altro ancora. La prima azione storica è dunque la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni; la produzione della vita materiale stessa […] che ancora oggi, come millenni addietro, deve essere compiuta ogni giorno e ogni ora semplicemente per mantenere in vita gli uomini».

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