V Domenica di Quaresima (commento)

Per la terza domenica di fila, la liturgia ci mette davanti a testi molto lunghi e articolati.

Questa settimana l’episodio è quello – famosissimo – di Lazzaro, uno dei tre miracoli di “risurrezione” raccontati dai vangeli (gli altri due sono quello della figlia di Giairo – Mc 5,21-43, Mt 9,1826, Lc 8,40-49 – e quello del figlio della vedova di Nain – Lc 7,11-17).

Metto risurrezione tra virgolette perché sarebbe meglio dire che Gesù, in questi tre miracoli, più che risuscitare (nel senso che è proprio della sua risurrezione, cioè entrare in una vita nuova, che non muore più, una vita eterna), riporta in vita le persone in questione (che dunque, poi, moriranno di nuovo).

Non è su questo però che vorrei soffermarmi, anche se non posso omettere una riflessione: il senso di questi gesti di Gesù, come sempre, è quello di rivelare il vero volto di Dio, che è quello di colui che libera le persone dal male, anche dal male più radicale, cioè la morte.

Ciò su cui vorrei però fermassimo l’attenzione è una parte dei dialoghi – bellissimi – che si svolgono in questa vicenda.

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IV domenica di Quaresima (commento)

Il brano di vangelo di questa domenica è molto avvincente e coinvolgente (come era stato quello di settimana scorsa con la samaritana): l’evangelista riesce a “tirarci dentro” la scena e a farci sentire spettatori diretti, come se i fatti si svolgessero davanti ai nostri occhi.

Sono in particolare due gli aspetti su cui vorrei soffermarmi: innanzitutto le parole iniziali di Gesù e poi l’evoluzione della fede del cieco.

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III domenica di Quaresima (commento)

«Quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» [Rm 5,6-8].

Questo non dovremmo mai dimenticarlo: Dio non ha iniziato ad amarci, quando noi abbiamo iniziato a meritarcelo. La sua scelta di volerci bene, di esserci padre e dunque di considerarci figli è stata una scelta libera e gratuita, non condizionata dalla nostra condotta (interiore o esteriore), proprio come capita a noi quando ci nasce un figlio: non aspettiamo di vedere che scelte farà da grande per decidere se amarlo o no. Dal primo istante gli vogliamo bene incondizionatamente.

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III domenica di Quaresima (letture)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4,5-42)

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua.

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II domenica di Quaresima (commento)

Durante la seconda domenica di quaresima si legge il brano della trasfigurazione.

Dal punto di vista letterario, si tratta di uno dei passi del Nuovo Testamento che meglio riesce a “farci vedere” la scena. Non per niente è uno degli episodi più riprodotti nell’arte. Leggendo il testo, sembra infatti di assistere ad una rappresentazione.

Il tutto è racchiuso da due azioni di Gesù.

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II domenica di Quaresima (letture)

Dal vangelo secondo Matteo (Mt 17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

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