Maria “Madre di Dio” (commento)

Quest’anno il calendario e la liturgia fanno sì che domenica sia il 1° gennaio e quindi si celebri la solennità di Maria Santissima Madre di Dio… per la quale, però, è previsto un vangelo che coincide per lo più con quello che abbiamo commentato a Natale.

Tutto ciò complica un po’ il lavoro di chi, come me, commenta settimanalmente le letture…

Ma, tant’è…

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Maria “Madre di Dio” (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,16-21)

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

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Natale (commento)

Quest’anno per Natale ho scelto di commentare il vangelo della messa dell’aurora.

A Natale, infatti, ci sono tre messe diverse, con tre vangeli diversi: quello della notte (che narra la nascita di Gesù secondo l’evangelista Luca), quello dell’aurora e quello del giorno (che presenta il prologo poetico del vangelo di Giovanni).

Il testo scelto ci propone la visita dei pastori, dopo l’annuncio degli angeli.

Ciò che mi ha colpito è l’atmosfera intima, raccolta, famigliare che si respira.

Non ci sono i grandi eventi storici che fanno da sfondo (per es. il censimento) o gli “effetti speciali” (come gli angeli, la stella cometa, ecc…); non ci sono nemmeno i toni poetici e teologici del Verbo fatto carne o l’inquietante presenza dei potenti dell’epoca (per es. Erode)…

Ci sono solo gli elementi essenziali del Natale: «Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» con i pastori che vanno a far loro visita.

Certo, anche tutti gli altri aspetti sono importanti (il contesto storico, l’interpretazione teologica, ecc…), ma il cuore del Natale è la nascita di un bambino.

È necessario, però, – come sempre nel vangelo – provare a immaginarsi la scena.

Se oggi ci annunciassero la nascita di un bambino, sicuramente ci immagineremmo un ospedale, dottori/esse, infermieri/e, ostetrici/che, la predominanza del colore verde (il “verde ospedale”) e del colore bianco; penseremmo a un padre che va e viene dall’ospedale agli orari prestabiliti, armato di quanto gli dicono di volta in volta di portare; nonne, nonni, il vetro da cui vedi i bimbi e le bimbe nei lettini del nido…

Per immaginare, invece, la scena della nascita di Gesù, dobbiamo immaginarci un “parto in casa”, come avveniva ancora da noi fino a qualche generazione fa. Tra l’altro – a essere più precisi – qui si tratta di un parto in casa, ma fuori casa, cioè in una stalla, in un rifugio di fortuna, in un paese che non era il loro.

Un parto in solitaria, senza troppa gente intorno.

Un neonato senza luce elettrica e termosifoni.

Eppure, nel buio e nel freddo, quella scena non ha tratti (e colori) glaciali; anzi, sprigiona calore e luce. Ci sarà stato il fuoco, l’alito degli animali, i panni, la paglia…

E l’immensa tenerezza della fragilità…

È questo l’essenziale del Natale ed è lì che mi piacerebbe potesse condurci la scena della nascita di Gesù: all’immensa tenerezza che anche noi possiamo provare per la fragilità… la nostra, quella delle altre persone, quella delle innumerevoli situazioni che portiamo nel cuore, quella della nostra epoca, della nostra storia… perché anche noi possiamo custodire tutte queste cose, meditandole nel nostro cuore, come Maria.

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Natale (letture)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,15-20)

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

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Cosa si celebra a Natale? – Commento al vangelo della quarta domenica di avvento

I passi che ci parlano di Gesù bambino sono contenuti solo in due vangeli: quello di Matteo e quello di Luca.

Sono stati scritti qualche decennio dopo la morte e risurrezione di Gesù e, quindi, all’incirca una settantina di anni dopo lo svolgimento dei fatti.

Inoltre, sono tra le ultime cose scritte riguardo alla vita di Gesù. È come se i vangeli avessero preso forma partendo dalla fine: i primi manoscritti che parlavano di Gesù, raccontavano, infatti, i momenti finali della sua esistenza (la morte e la risurrezione).

In un secondo momento si è sentita l’esigenza di narrare la sua vita pubblica, rispondendo alla domanda: chi era quell’uomo di cui si dice che è morto e risorto?

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IV Domenica di avvento (letture)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,18-24)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

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III Domenica di avvento (letture)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,2-11)

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

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