Maria “Madre di Dio” (commento)

Quest’anno il calendario e la liturgia fanno sì che domenica sia il 1° gennaio e quindi si celebri la solennità di Maria Santissima Madre di Dio… per la quale, però, è previsto un vangelo che coincide per lo più con quello che abbiamo commentato a Natale.

Tutto ciò complica un po’ il lavoro di chi, come me, commenta settimanalmente le letture…

Ma, tant’è…

Il primo giorno dell’anno civile è dedicato a Maria e, in particolare al suo titolo di “Madre di Dio”. Si tratta di un appellativo che le è stato attribuito in tempi molto antichi (con il Concilio di Efeso del 431) e che – all’epoca – aveva suscitato diverse discordie tra i cristiani.

“Madre di Gesù” non faceva problema, “Madre di Dio”, invece, sembrava troppo.

Senza entrare nel dettaglio del dibattito di allora, ciò che ci consegna la tradizione è questo titolo, che si giustifica sulla base del fatto che se Gesù è Dio, Maria è la madre di Dio.

La questione, infatti, anche all’epoca riguardava più un contrasto circa l’identità di Gesù che quella di sua madre.

Gesù è veramente e pienamente Dio (“della stessa sostanza del Padre”, come recita la formula del Credo) o qualcosa di derivato da Dio, suo Figlio, ma nel senso di “un po’ meno Dio”, un Dio minore, un semi-Dio?

Attribuire, infatti, a Dio ciò che è accaduto storicamente a Gesù (per stare solo al vangelo di oggi, per esempio, il fatto che fu circonciso, gli fu messo un nome, crebbe…) sembrava qualcosa di inconcepibile e forse fin blasfemo.

Il punto è proprio questo: se partiamo da una certa idea di Dio e poi proviamo a coniugarla con la vita di Gesù, la nostra mente va in cortocircuito…

Ma, infatti, in percorso da fare non è questo.

Anzi, è tutto l’inverso.

Non dobbiamo partire da un’idea di Dio e poi cercare di incastrarla nella vita di Gesù.

Dobbiamo partire dalla vita di Gesù… e accogliere l’idea di Dio che lui ci ha rivelato.

Bisogna, cioè, accettare che l’esperienza storica del Figlio, decostruisca le nostre precomprensioni su chi sia Dio, per lasciare spazio a un nuovo volto, a una nuova identità, a un nuovo modo d’essere (di) Dio.

È questa la fatica e, insieme, l’esaltante avventura dei/delle cristiani/e: la con-versione, il cambio di mentalità, la sostituzione del fondamento…

D’altra parte, se non fosse così, che bisogno avremmo avuto di Gesù? Un’idea di Dio gli umani ce l’avevano già da sé… e, invece, lui ci ha rivelato l’inimmaginabile, qualcosa che le nostre menti, da sole, non avrebbero partorito… un Dio fragile, per amore.

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