III domenica del tempo ordinario (commento)

Dopo il battesimo al Giordano i vangeli sinottici ci raccontano le tentazioni nel deserto. La liturgia, per ora, non ci presenta questo episodio, perché è un testo tipico del periodo quaresimale. Domenica ci troveremo perciò di fronte alle prime mosse di Gesù in quella che è stata definita la sua “vita pubblica”, inaugurata – appunto – dal battesimo, come abbiamo visto settimana scorsa.

Il brano di Matteo inizia con la notizia che raggiunge noi e – nel testo – Gesù dell’arresto del Battista. Questo evento ha come conseguenza il ritorno di Gesù in Galilea, la regione della Palestina dove era cresciuto (quella settentrionale). Egli però non rientra a casa sua, al suo paese, a Nazaret, ma va ad abitare a Cafarnao, una cittadina sulle rive del lago di Galilea (anche chiamato lago di Gennesaret o lago di Tiberiade, dal nome di altre due città situate sulle sue coste), dove la maggior parte degli uomini, di mestiere, faceva il pescatore, essendo il lago in questione (che peraltro è l’unico della Palestina) molto pescoso.

«Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”».

L’oggetto dunque dell’annuncio di Gesù è l’avvicinarsi del regno. Servirà leggere tutto il vangelo per capire cosa egli intenda per “regno”, anche se già qui – in questa pagina introduttiva – qualche idea ce la possiamo fare.

Innanzitutto ciò che Gesù dice che si sta approssimando è una realtà sociale, non individuale. È un modo nuovo di stare insieme, che si inaugura con la chiamata di alcune persone: Andrea, Pietro, Giacomo e Giovanni, tutti pescatori. L’invito per loro è quello di “andargli dietro”, cioè di stare con lui, di vivere con lui per diventare qualcosa di nuovo: pescatori di uomini. Il regno dunque è un nuovo modo di vivere con gli altri, un pescare uomini, cioè un toglierli dalle acque (che biblicamente rappresentano il caos, la paura, la morte, il male). Il regno pertanto è un creare relazioni che liberino le persone dal male e le introducano in una relazione nuova, liberante, liberata, una relazione che li faccia respirare meglio, che li faccia stare meglio (o meno peggio).

Ecco perché la seconda caratteristica del regno è che, oltre ad essere una realtà sociale, è una realtà che guarisce le ferite dell’umano: «Gesù percorreva tutta la Galilea […] guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo».

In questo attraversare in lungo e in largo la Galilea c’è poi l’aspetto dell’insegnamento: «Gesù percorreva tutta la Galilea insegnando nelle loro sinagoghe».

Il regno è la realtà a cui approda chi riceve l’insegnamento di Gesù.

Quale insegnamento? A proposito di cosa?

L’insegnamento di Gesù è di matrice religiosa, avviene nelle sinagoghe (il luogo di culto degli ebrei) e – infatti – ha per oggetto Dio. La pretesa di Gesù, fin da queste prime battute, è insegnare all’umanità qualcosa su Dio, qualcosa che non sapevano ancora, qualcosa a cui non potevano arrivare da soli: anzi, più radicalmente, è l’identità di Dio, quella vera, che Gesù vuol far conoscere agli uomini. L’oggetto del suo insegnamento è chi è Dio. Perché si fa presto a dire “Dio”, ma chi è questo “Dio”?

Ebbene, Gesù è venuto a rivelarcelo. Di domenica in domenica, scopriremo chi è il Dio di cui Gesù è venuto a comunicarci l’identità.

Infine, tutte queste prime informazioni sul regno sono un “vangelo”, cioè una buona notizia: «Gesù percorreva tutta la Galilea […] annunciando il vangelo del Regno».

Ciò che Gesù vuole costruire (il regno), ciò che vuole dirci su Dio è qualcosa di bello. Si tratta di una realtà positiva, che dovremmo essere felici di incontrare e accogliere.

Questo aspetto, che a noi forse sembra scontato, non lo è poi così tanto, se pensiamo all’impressione che ci fa l’espressione “Sta arrivando Dio”. Di fronte a questo annuncio, l’uomo (e anche noi) istintivamente reagiamo con una sensazione di irrequietezza, addirittura di paura: chi sarà e – soprattutto – cosa vorrà da noi? Cosa ci farà? Gli andremo bene?

Di fronte a questa reazione umana, Gesù pare porre subito una rassicurazione: ciò di cui vi parlo, il volto di colui che voglio mostrarvi è qualcosa di bello, di buono, di positivo.

A noi dunque la scelta di intraprendere l’avventura di scoprirlo.

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