III Domenica del tempo ordinario (commento)

La settimana scorsa la liturgia ci ha introdotto nella vita pubblica di Gesù attraverso il vangelo di Giovanni; questa settimana, invece, assistiamo ai suoi primi passi dopo il battesimo al Giordano, seguendo l’evangelista Marco.

Gli elementi da notare sono quattro.

L’arresto di Giovanni Battista

Riguardo all’arresto di Giovanni, Marco qui non dà nessuna indicazione. Lo farà più avanti, al capitolo 6 del suo vangelo, quando – narrando l’esecuzione capitale del Battista – specificherà: «Proprio Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: “Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello”» (Mc 6,17-18).

Non sappiamo se all’origine della carcerazione di Giovanni ci fosse il fastidio che Erodìade provava nei suoi confronti, a causa delle critiche che egli muoveva alla sua relazione con Erode, o ci fosse più semplicemente l’avversione del potere politico per un contestatore del sistema. Ad ogni modo, ciò che a noi interessa è che, dopo questo arresto, Gesù iniziò la sua predicazione.

Il ritorno di Gesù in Galilea

Gesù iniziò la sua predicazione non in Giudea, dove era stato battezzato, ma in Galilea, nella sua terra natìa, nella sua regione, quella di Nazareth, Cafàrnao, Cana…

La prima parte della vita pubblica di Gesù si svolse, infatti, nel nord della Palestina, e cominciò dalle rive del Lago di Galilea. Si parla a tal proposito del “ministero in Galilea”.

Si tratta di una regione lontana dal centro politico e religioso della Palestina di allora. Le persone che vi abitavano erano considerate dai Giudei membri di “serie B” del popolo eletto.

L’inizio dell’annuncio

Le parole con cui è ricordato l’avvio dell’annuncio di Gesù, secondo Marco, indicano, innanzitutto, la decisività del momento: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino».

È come se Gesù proclamasse la fine dell’attesa per dire che ora è il momento decisivo: il regno di Dio è vicino.

Cosa la locuzione “regno di Dio” voglia dire per Gesù, lo si capirà strada facendo, ascoltandolo e guardandolo agire.

Per ora, ciò che risulta fondamentale è che questo sopraggiungere di Dio sia annunciato, così che ci si possa convertire.

Ma che senso ha quel “convertitevi”?

“Convertirsi” significa “girare”, “cambiare strada”, “mutare la propria mentalità”.

Ma verso cosa? Per andare dove? Per credere a chi?

Gesù dice “al Vangelo” («credete nel Vangelo»), cioè a una buona notizia.

Il sopraggiungere di Dio che – secondo una paura atavica insita nell’essere umano – potrebbe suscitare sgomento e terrore, che potrebbe farci “girare” per non guardare o “cambiare strada” per rintanarci in un posto sicuro (come quando viene una tempesta) o “mutare la nostra mentalità” per mettere in atto quello che abbiamo sempre creduto dovesse essere fatto quando arriva Dio (stare bravi per paura della punizione), invece, è tutt’altro.

Non è una notizia terrificante, ma una buona notizia.

Proviamo a pensare a che tipo di energie circolano in noi quando ci danno una cattiva notizia e a quali riempiono le vene e il cuore quando ce ne danno una buona.

Gesù, col suo annuncio, si aspetta questa conversione: dalle energie mortifere sprigionate dalla paura, a quelle vivificanti generate dalla speranza.

La chiamata dei primi quattro discepoli

I primi destinatari di un annuncio a tu per tu sono due coppie di fratelli pescatori: Andrea e Simone, Giacomo e Giovanni.

È proprio «passando lungo il mare di Galilea» che Gesù li vide «mentre gettavano le reti». È a loro che rivolge l’invito: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini».

La promessa di Gesù, della quale queste due coppie di fratelli si fidano, tanto da cambiare vita («subito lasciarono le reti e lo seguirono»), è quella per cui sarebbero diventati “pescatori di uomini”.

Se non fosse una locuzione fin troppo nota, ci accorgeremmo di quanto essa risulti suggestiva: Gesù sta promettendo a dei pescatori di pesci di seguirlo per andare a pescare persone.

Questo testo è stato scritto per mostrarci la matrice di ogni discepolato: ognuno/a di noi è l’abitante di una terra di “serie B”, raggiunto ora dall’annuncio di una buona notizia e invitato ad andare a pescare persone…

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