Un inizio che invoglia a proseguire (commento al vangelo della III Domenica del tempo ordinario)

In questa terza domenica del tempo ordinario, il vangelo ci presenta l’avvio della vita pubblica di Gesù in Galilea.

Dopo il battesimo al Giordano, infatti, Gesù torna nel nord nella Palestina, nella regione dove era cresciuto, e lì inizia la sua missione.

Il testo che la liturgia ci propone è la prima pagina di questa sezione del vangelo di Matteo e costituisce una sorta di sintesi dell’attività gesuana, le cui singole parti verranno man mano riprese e approfondite nel corso dei capitoli successivi.

Vengono, infatti, qui raccolti i grandi temi dell’esperienza storica di Gesù:

  • Il suo avere qualcosa da dire («Gesù cominciò a predicare»);
  • Il suo condividere la vita con altri («Venite dietro a me»);
  • I suoi gesti («Guariva ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo»);
  • La sua itineranza («Percorreva tutta la Galilea»).

Questo elenco, però, rischia di essere fraintendibile: potrebbe essere uno schema esplicativo della vita di molte persone, anche decisamente diverse tra di loro.

Non si tratta, infatti, solo di “parlare” ma del cosa dici e di come lo dici.

Non si tratta solo di “vivere con altri”, ma del cosa condividi con gli altri e del come stai con loro.

Non si tratta solo di “agire”, ma di cosa fai e di come lo fai.

Non si tratta solo di muoversi, ma del dove e perché vai…

Tutti questi aspetti, che sono la sostanza dell’identità-missione di Gesù, si chiariranno strada facendo, ma qualche indizio è già contenuto nel testo di oggi.

Riguardo alla parola, il vangelo ci dice che Gesù annuncerà una buona notizia («Il vangelo del Regno»).

Nel chiamare a sé altre persone, l’intento è quello di farle diventare «pescatrici di uomini», cioè capaci di liberare le persone dal mare/male.

Rispetto alle azioni, il riferimento è benefico («Guariva ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo»).

Quanto, invece, all’itineranza, il rimando è all’universalità della sua missione, cioè al fatto di non essere venuto per pochi o solo per alcuni, ma per tutti, per Ebrei e non-Ebrei («Grandi folle cominciavano a seguirlo, dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano»).

Questi primi piccoli indizi ci dicono già molto sull’identità-missione di Gesù, ci instradano in maniera chiara e sciolgono i fraintendimenti. Matteo, però, per essere ancor più esplicito, pone, all’inizio di questo brano, una citazione biblica tratta dal profeta Isaia: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».

Chi si appresta a leggere il resto del vangelo non può avere dubbi: il personaggio di cui si parlerà è “un essere di luce”, non un essere delle tenebre; viene per dare un lieto annuncio, non cattive notizie; per far star meglio le persone, non per infliggere loro il male; per insegnare ad amare e non a competere; e questo vale per tutti/e.

Direi che è un inizio che invoglia a proseguire.

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