XVII domenica del tempo

Il brano di vangelo di questa domenica ci presenta uno scambio di battute tra Gesù e i discepoli.

Sono molto interessanti questi spaccati “privati” (se così si può dire) della vita di Gesù, perché ci permettono di vedere il suo modo di essere, di pensare, di comportarsi anche fuori dalla scena pubblica.

Nell’episodio che leggiamo oggi, Gesù si trova in un luogo a pregare.

Questo già ci dice qualcosa su di lui: Gesù è stato uno che pregava, cioè uno che si rivolgeva a Dio, che provava a confrontarsi con lui sulla (sua) vita.

Solitamente lo troviamo in contesti di preghiera non comunitari (e questo è curioso, se si pensa a quanto i cristiani insistano sul pregare insieme): Gesù per lo più prega da solo, scegliendosi posti un po’ appartati. Cioè non solo la sua solitamente non è una preghiera corale, ma nemmeno un preghiera personale in mezzo ad altra gente che prega personalmente (come avveniva per esempio al Tempio di Gerusalemme): Gesù, al contrario, si mette per un po’ in un posto dove c’è solo lui e prega tra sé e sé, cioè rivolgendosi a Dio.

La sua preghiera è lontana dal ritualismo, dalla ripetizione di formule standardizzate, dalla formalità del culto. Questo non vuol dire che non conoscesse o disprezzasse il modo di pregare del suo popolo, anzi indubbiamente lo ha anche attuato; per esempio conosceva sicuramente i salmi e più volte li ha usati anche per riferirli a se stesso, ma quando i vangeli vogliono mostrare la sua preghiera, il modello presentato è un altro: quello appunto dell’andare un po’ per i fatti propri e rivolgersi personalmente a Dio.

Forse è proprio per questa sua modalità di vivere la preghiera che i discepoli gli chiedono di insegnare loro a pregare.

È molto interessante che siano stati i suoi seguaci a fargli questa richiesta e che non si sia trattato di una sua iniziativa: Gesù non aveva sentito il bisogno di insegnare ai suoi a pregare.

Perché?

Perché non lo riteneva importante? Non si direbbe, visto che lui stesso pregava.

Perché pensava bastasse vedessero come faceva lui? Indubbiamente questo può essere vero. È una modalità tipica della pedagogia di Gesù quello di mostrare in atto il suo pensiero, le sue convinzioni, la sua teologia.

Ma forse c’è anche un altro motivo per cui non è sua l’iniziativa di insegnare a pregare ai discepoli: il suo modo di pregare, infatti, non aveva una connotazione formale, rituale, ripetitiva; era un rivolgersi, un lasciarsi guardare, un provare a guardarsi dal punto di vista di Dio, un mostrare la propria vita, raccontare la propria storia (o un pezzettino di essa), ascoltare la storia dell’altro (la storia della salvezza) e un accordarsi sul prossimo passo da porre. Insomma il suo modo di pregare era un entrare in relazione. E questo non può essere insegnato, formalizzato, ritualizzato. C’è dentro una verità, che è la verità della vita di ciascuno, che fa esplodere qualunque schemino voglia dire come si fa a pregare.

Certo, molti degli elaboratori di questi “itinerari di preghiera” (che ti spiegano cosa devi fare nella prima tappa, quanto devi starci, come devi posizionarti, come devi respirare, cosa devi pensare, ecc…) dicono che tutto ciò è utile per avvicinare le persone semplici alla preghiera, evitando che facciano delle preghiere pacchiane; io invece penso che se alla gente si insegnasse a rivolgersi a Dio in verità, si farebbe un miglior servizio alla chiesa. Le persone infatti, spesso, per un’idea sbagliata di Dio (che continuano a temere, da un lato, e a volersi ingraziare, dall’altro) non gli si rivolgono come ad un interlocutore confidenziale e fidato, ma come a qualcuno di cui si teme il giudizio: ecco perché anche nella preghiera si mettono maschere (come nelle altre relazioni) e si nasconde a Dio la verità di se stessi. Da questo punto di vista il trasformare il pregare nel dire preghiere è stato molto funzionale: nessun coinvolgimento, solo l’assolvimento di un dovere.

Mentre Gesù, quando gli hanno chiesto di insegnar loro a pregare, non aveva dato formule o schemini, ma aveva mostrato come rivolgersi a Dio, anzi, ancor meglio, aveva mostrato chi è colui a cui ti rivolgi mentre preghi: «Quando pregate, dite: Padre»… un padre il cui regno, quando arriva, è una buona notizia, non qualcosa da temere. È dunque uno di cui fidarsi. È un padre che conosce e ha a cuore la dinamica fondamentale della vita, che è quella dell’avere il pane quotidiano: dunque è qualcuno che non ignora o si disinteressa di noi. È un padre che perdona, non che giudica o punisce. È un padre che non abbandona.

Quando pregate è a lui che vi rivolgete. Ecco l’insegnamento di Gesù.

Letture:

Dal libro della Gènesi (Gen 18,20-32)

In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi (Col 2,12-14)

Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,1-13)

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

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