XXVI Domenica del tempo ordinario (commento)

Il vangelo di questa domenica è tratto dal capitolo 21 di Matteo: Gesù è ormai giunto a Gerusalemme, la folla lo ha osannato e lui ha scacciato i mercanti dal Tempio.

La mattina successiva, torna proprio al Tempio, dove si mette a insegnare ma i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo lo coinvolgono in una discussione: «Con quale autorità fai queste cose?».

Gesù viene, quindi, contestato dalle autorità religiose di Israele, che di lì a poco troveranno il modo per eliminare questo scomodo rabbi che li metteva in imbarazzo davanti al popolo, denunciandone l’ipocrisia.

In questa occasione, infatti, Gesù risponde loro facendo a sua volta una domanda: «Anch’io vi farò una domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».

Quelli, dopo aver discusso tra di loro, decidono di non rispondere: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».

Gesù, pertanto, si rifiuta a sua volta di rispondere riguardo all’autorità con cui agisce.

Immediatamente dopo, racconta loro la parabola che sentiremo a messa questa domenica, quella dei due fratelli.

Il primo – a cui il padre aveva detto «Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna» – aveva risposto che non ne aveva voglia, ma poi si era pentito ed era andato.

Il secondo, viceversa, aveva risposto «Sì, signore», ma poi non vi era andato.

Narrata la storia, Gesù – rivolgendosi ai capi dei sacerdoti e agli scribi – chiede loro: «Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?».

Quando essi rispondono «Il primo», Gesù rivela che – fuor di metafora – non sono loro – come invece ci si aspetterebbe – a rappresentare questo primo figlio, cioè a fare la volontà di Dio.

Non sono i capi dei sacerdoti e gli anziani coloro che fanno la volontà di Dio. Essi sono, piuttosto, come il secondo figlio.

Coloro che fanno la volontà di Dio sono le prostitute e i pubblicani: loro sono il primo figlio, poiché hanno creduto a Giovanni Battista.

Hanno, cioè, creduto che era ora di “svegliarsi” e prendere coscienza che bisognava convertirsi, cambiare mentalità, essere pronti alla novità di Dio.

Loro, invece, sono rimasti sordi di fronte a questo appello o, peggio, lo hanno sentito e poi ignorato.

Chiaramente Gesù sta lasciando intendere che la novità di Dio da accogliere è lui stesso.

Per capire la portata di quanto sta succedendo e quali conseguenze tutto ciò avrà, bisogna immaginarsi la scena (dal punto di vista dei sacerdoti e dei capi del popolo): a loro, che sono la più alta autorità religiosa, viene detto pubblicamente che non fanno la volontà di Dio, che non si rendono conto di ciò che Dio sta compiendo. È una sconfessione.

Si capisce allora meglio perché qualche pagina più in là nel vangelo vedremo Gesù arrestato e processato proprio dalle autorità religiose ebraiche.

E noi?

A noi rimane questa questione: non è detto che le autorità religiose facciano la volontà di Dio. Può essere che a fare la volontà di Dio siano proprio coloro da cui non ce lo aspettiamo.

La volontà di Dio – in altre parole – non è garantita da un abito o da un titolo; è qualcosa che va riconosciuta altrove, nella sintonia col vangelo, e questo rende le cose più complicate.

In ogni caso, un pre-requisito è necessario: conoscere il vangelo…

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