I domenica di Quaresima (commento)

Domenica inizia la quaresima, il tempo di 40 giorni pensato per prepararsi alla Pasqua.

Il vangelo, come ogni anno, è quello delle tentazioni nel deserto, un episodio che i sinottici collocano all’inizio della vita pubblica di Gesù, subito dopo il battesimo al Giordano.

Quando, nelle settimane scorse, leggevamo i primi passi di Gesù trentenne, questo brano era stato omesso, proprio perché lo avremmo incontrato oggi.

La liturgia ci costringe dunque ad un passo indietro. Dopo essere stato battezzato da Giovanni Battista (cioè dopo aver preso la decisione di iniziare una nuova vita, lasciando Nazareth e intraprendendo la missione di far conoscere Dio agli uomini), «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto».

Prima dunque di tornare in Galilea e iniziare ad annunciare il vangelo del Regno, prima di chiamare gli apostoli e compiere i miracoli, Gesù passò 40 giorni nel deserto.

Non si sa se l’episodio sia storico in senso stretto. Il numero dei giorni, in particolare, pare simbolico, con l’evidente richiamo ai 40 anni trascorsi dal popolo di Israele nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto e prima dell’ingresso nella terra promessa. 40 anni, una generazione, una vita.

In effetti, anche se Gesù fosse andato effettivamente nel deserto dopo il battesimo (cosa in sé piuttosto probabile) per un periodo di riflessione e preparazione alla missione, il numero 40 ci fa pensare che quanto è raccontato sulle tentazioni non sia qualcosa da circoscrivere a quell’arco di tempo: tutta una vita Gesù ha avuto a che fare con le tentazioni. Tutta la vita ha avuto a che fare con il diavolo (= colui che divide), il tentatore, satana (= l’accusatore).

Ma chi è il diavolo, il tentatore, satana?

A differenza di quanto faccia pensare la “fortuna” che questo personaggio ha avuto nella storia del cristianesimo e nei terrori dei cattolici, in realtà di tratta di un personaggio di cui la Sacra Scrittura parla assai poco e con un linguaggio sempre allusivo.

Nella prima lettura, per esempio, è associato alla figura del serpente (che – è bene ricordarlo – è il personaggio di una storia inventata, di un mito o, come amano dire i biblisti, di un’eziologia metastorica, non di un fatto realmente accaduto). Anche nella vicenda di Giobbe, Satana è il personaggio di una finzione letteraria messa in atto per parlare di Dio e dell’uomo.

Detto altrimenti, la Bibbia non presenta mai la realtà storica di un antagonista di Dio (e dell’uomo) di nome “Diavolo”. In proposito vi invito a leggere l’illuminante libro di P. Maranesi, Figure del male, che chiarisce bene la sua evoluzione letterario-teologica.

Ma a chi fanno riferimento allora la Genesi, il libro di Giobbe, i vangeli stessi?

Credo possa aiutarci il significato delle parole con cui è chiamata questa realtà: colui che divide, colui che ci fa propendere per il male, colui che ci accusa.

Questo “colui” però non è qualcuno fuori di noi, è dentro di noi. Sono quelle nostre spinte interiori, non ancora evangelizzate, cioè non ancora educate a seguire il vangelo (cioè a convertire il naturale egoismo all’altruismo), che ci portano a scegliere il male.

Non tanto (e non solo) “i mali”, “i peccati”, ma “il male”, “il peccato”, cioè quell’atteggiamento di fondo (che poi si concretizza in atteggiamenti, gesti, parole, pensieri, omissioni, ecc…) di s-fiducia, cioè di mancanza di fede in Dio, negli altri, nella vita, nella bellezza, nelle infinite risorse dell’uomo…

Il peccato è pensare di bastare a se stessi (poter trasformare le pietre in pane), di voler essere Dio (sfidandolo, buttandosi per esempio dal punto più alto del tempio), di essere i padroni del mondo e degli altri (cercando la gloria)…

Questo è diabolico, perché ci divide da noi stessi (dalla nostra vera identità che non è l’autosufficienza, ma anzi è la figliolanza, la fraternità), da Dio, dagli altri.

Gesù ha deciso invece di rimanere Figlio, fratello, unito al destino dell’umanità.

Chi sceglie di seguirlo sa dunque quale strada intraprendere.

DOMANDE PER LA RIFLESSIONE:

  • Quali sono i tuoi atteggiamenti interiori ed esteriori che rivelano la tua s-fiducia in Dio, negli altri, nella vita?
  • Come si concretizza per te la tentazione di “bastare a te stesso”?
  • E quella di voler essere Dio e/o padrone del mondo e degli altri?

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