II Domenica di avvento (commento) – Immergersi in Dio?

Con l’inizio del nuovo anno liturgico è ricominciata anche la lettura di un nuovo vangelo: lasciato Matteo, che ci ha accompagnato nell’anno A, riprendiamo in mano Marco, che seguiremo in questo anno B (l’anno C ovviamente è per Luca, mentre Giovanni – che non ha un anno liturgico “tutto suo” – lo si ritrova qua e là, soprattutto nei tempi cosiddetti “forti”).

Quella che abbiamo oggi sotto il naso è la prima pagina del primo vangelo (cronologicamente parlando). Una pagina importante dunque…

Come Giovanni, anche Marco non racconta nulla dell’infanzia di Gesù e inizia la sua narrazione quando Gesù è già un adulto. Eppure al di là dell’incipit («Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio»), che è una sorta di “titolo” del vangelo, Gesù non è ancora presente nel racconto: la sua persona è solo evocata («Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo»).

La prima pagina dei vangeli non parla dunque esplicitamente di Gesù: il personaggio che appare sulla scena per primo è infatti Giovanni Battista.

Di lui ci vengono date delle notizie stringate, ma chiare, quelle che tutti conosciamo soprattutto perché – grazie alla predicazione orale e a quella visiva (le immagini nelle chiese) – sono entrate nel nostro immaginario: era vestito di peli di cammello, aveva una cintura di pelle attorno ai fianchi, mangiava cavallette e miele selvatico.

Oltre a questa descrizione del personaggio, il testo ci presenta anche la sua attività: battezzava nel deserto, nel fiume Giordano; il suo era un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, al quale ricorreva molta gente proveniente soprattutto dalla Giudea (la parte meridionale della Palestina, quella dove c’era Gerusalemme: la parte di Terra santa, considerata più “santa” dai Giudei, che consideravano i Galilei – gli abitanti della regione nord, quella di Gesù, quella dove c’è Nazareth, Ebrei di serie B; per non parlare dei Samaritani – gli abitanti della regione centrale della Palestina – che non erano ritenuti nemmeno veri Ebrei, dato che – a seguito degli eventi della storia – si erano mescolati con altri popoli e avevano un culto diverso da quello di Gerusalemme).

Dunque, da Giovanni vanno molti Giudei e molti abitanti di Gerusalemme per confessare i loro peccati, immergersi nel Giordano e cambiare vita.

Ciò che però interessa più di tutto in questa prima pagina del vangelo di Marco è l’interpretazione cristiana che viene data di questi fatti: per comprenderla bisogna fare riferimento alla citazione iniziale tratta dal profeta Isaia e alla frase che l’evangelista fa pronunciare al Battista.

La citazione di Isaia colloca infatti Giovanni nel ruolo che i cristiani gli hanno poi attribuito, quello del precursore. Il Battista è una voce nel deserto che grida “Preparate la via del Signore”. Giovanni è colui che annuncia la necessità di prepararsi all’avvento del Signore. È un “preparatore”, uno che apre la strada per l’arrivo di qualcun altro.

La frase che Marco fa pronunciare al Battista poi ha la stessa funzione: chiarire che il centro del vangelo, l’evento che si vuole narrare, non è Giovanni, ma qualcun altro che lui preannuncia, qualcuno più forte di lui, qualcuno che non immergerà nell’acqua, ma nello Spirito (di Dio).

La prima pagina del vangelo serve dunque a relativizzare la figura di Giovanni, a creare una suspense, un’attesa del personaggio principale, per ora solo evocato, ma del quale già qualcosa è detto: sarà colui che immergerà le persone nello Spirito di Dio, sarà colui che ci immergerà in Dio.

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