Immacolata 2019

I brani proposti dalla liturgia sono infatti propri della festa riservata a Maria.
Si tratta comunque, soprattutto per il vangelo, di un passo che ben si addice a questo tempo di preparazione al Natale, perché ci presenta proprio l’annunciazione.
I personaggi in scena sono innanzitutto l’angelo Gabriele e Maria.

Il primo è un messaggero: la parola “angelo” significa infatti “portatore di un messaggio, di una notizia (non a caso, come si accorgono subito i bambini quando scrivono “angelo” è “vangelo” senza la “v”. Evangelo infatti significa “bel” – eu – “messaggio – “anghello”, o “buona notizia”).

La seconda è una ragazza ebrea di Nazareth: è dunque una donna della Palestina di 2000 anni fa, di carnagione “marroncina” (come dicono sempre i bimbi quando devono scegliere il pastello per colorarne la pelle), coi capelli e gli occhi scuri e – già molto giovane – promessa sposa di Giuseppe (anch’egli palestinese e dunque “marroncino”).

Il messaggio che riceve è un “vangelo”, cioè una buona notizia: le viene annunciato che diventerà madre. Madre di un bimbo che lei chiamerà Gesù (cioè, Dio salva) e che sarà chiamato “Figlio dell’Altissimo”.

Il messaggio dunque è un lieto annuncio non solo per lei, ma per l’umanità intera, che, in questo figlio, scoprirà chi è Dio: non un Dio che punisce, ma un Dio che salva.

Di questo Dio, Egli sarà Figlio e ciò lo costituirà re di un regno che non avrà fine.

Si scoprirà, strada facendo, nella vita di questo bambino, che il regno di cui si parla qui non è quello temuto da Erode (Gesù non gli ruberà il potere su un territorio o dei privilegi politici), ma un altro tipo di regno: sarà re di quel mondo migliore che le persone che si metteranno al suo seguito

potranno costruire, il re dell’amore (per dirla con una forma altisonante).

E, infatti, come ci ricorda la seconda lettura, ciò che proporrà agli umani sarà di provare ad essere «immacolati di fronte a lui nella carità»: senza macchia nell’amore.

Non “senza macchia” nella fedina penale o nella lista dei peccati, ma senza macchia nell’amore.

La tensione che dovrebbe animare i cristiani è dunque la stessa che ha animato Maria (l’immacolata nell’amore): quella di provare a imparare ad amare sempre meglio.

Spesso noi pensiamo che l’amore sia un sentimento spontaneo… Io invece penso che – come per tutte le “cose” dell’uomo – anche ad amare si impari. E per imparare serve un maestro, l’esercizio, la costanza, la buona volontà, il non arrendersi mai e (come insegnano i recenti studi pedagogici) il divertimento.

Il maestro d’amore ce l’abbiamo: è Gesù stesso, col suo vangelo.

Il resto sta a noi (sia l’impegno che il divertirsi nell’amare).

Ma prima di ogni cosa credo vada fatto questo passettino: bisogna diventare consapevoli che ad amare, ad amare di più, ad amare meglio si impara, si può imparare, si “deve” imparare… addirittura si potranno vivere anche sprazzi di amore senza macchia (senza macchia di egoismo, di tornaconto, di contraccambio)…

Siamo qui per questo, no?

Letture:

Dal libro della Genesi (Gen 3,9-15.20)

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 1,3-6.11-12)

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Quest’anno la seconda domenica di avvento cade proprio nel giorno della solennità dell’Immacolata e perciò i testi che si leggono a messa sono diversi da quelli previsti per il tempo di avvento.

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