VI domenica del tempo ordinario

Il brano di vangelo di questa domenica è tratto dal capitolo 6 del vangelo di Luca. Rispetto al percorso che abbiamo fatto dall’inizio dell’anno liturgico, c’è qualche vuoto da riempire: avevamo lasciato Gesù sulle rive del lago di Galilea, dove aveva trovato i suoi primi apostoli: Simone e Andrea. Oggi, un capitolo e mezzo dopo, lo ritroviamo con 12 discepoli. Cos’è accaduto nel frattempo?

Nel frattempo aveva continuato a guarire molti malati e a scacciare i demoni; aveva iniziato a suscitare scandalo, guadagnandosi l’antipatia degli scribi e dei farisei per l’autorità e la libertà con cui interpretava la legge di Israele – specialmente le norme sul sabato e sul digiuno; aveva mostrato di avere un rapporto personale ed intensissimo col Padre – si ritirava a pregare, era accompagnato dalla «potenza dello Spirito Santo»; aveva chiamato i discepoli.

In particolare questi due ultimi momenti, sono quelli che precedono il discorso che Gesù fa alle folle nel brano di vangelo di questa domenica:

– v. 12: «In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio»;

– vv. 13-16: «Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore».

Gesù dunque, secondo l’evangelista Luca, ha proclamato le beatitudini dopo aver pregato tutta la notte e aver chiamato a sé i Dodici.

Ed è proprio alzando gli occhi verso di loro che proclama: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo».

Un’interpretazione immediata pensa: Gesù promette il paradiso ai poveretti, agli affamati, a quelli che soffrono, a quelli che sono perseguitati per causa sua… in qualche modo promette una ricompensa eterna, post mortem, alla sofferenza attuale.

Io credo che questa interpretazione non sia corretta, o per lo meno sia molto riduttiva: Gesù non si è mai attardato a parlare di aldilà, ha sempre parlato dell’aldiqua e quando ha tirato in ballo l’aldilà l’ha fatto per farci riflettere sulla nostra vita nell’aldiqua. Non ritengo pertanto che le sue parole volessero dire: “State tranquilli se ora soffrite, perché quando sarete morti sarete felici”.

Io credo infatti che la questione sia molto più seria, che Gesù fosse molto più serio: non è che non sapendo affrontare i problemi della gente nell’aldiqua, rimandava la risoluzione dei drammi all’aldilà. Mi sembra invece che Gesù abbia per tutta la vita fronteggiato le ferite dell’umano per costruire un mondo diverso, più giusto, più buono, più fraterno, più empatico, più divino, un mondo come lo pensa Dio, un regno di Dio.

Io perciò penso che quando Gesù diceva «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio», voleva dire ai poveri che era possibile costruire e fruire di un mondo migliore; quando diceva «Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati», voleva dire agli affamati che era possibile costruire un mondo in cui ci sarebbe stato da mangiare anche per loro e che lui lottava per costruirlo…

Diceva insomma che la condizione in cui ciascuno si trova non è assoluta e definitiva, come se fosse voluta da Dio, ma può cambiare: quelli che soffrono, rideranno; quelli che ridono, piangeranno. Non è una minaccia, è la descrizione della vita. Chi di noi non lo sa?

Quante volte abbiamo pianto pensando che fosse finita? Quante volte siamo tornati a ridere? Quante volte siamo ripiombati nel pianto?

Gesù sta dicendo che la situazione di oggi non è assoluta, è storica, può cambiare, in un senso o nell’altro: è la vita.

Ma c’è una cosa che può rendere questa vita diversa: ricordarsi che chi soffre oggi, ero io ieri o sarò io domani. È dunque meglio per tutti diffondere la mentalità che di chi soffre ci si prende cura, perché così la cura sarà la forma del mondo, e il mondo si prenderà cura anche di me quando a soffrire sarò io. Questo è il regno di Dio. Nell’aldiqua.

Letture

Dal libro del profeta Geremìa (Ger 17,5-8)

Così dice il Signore: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamarisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 15,12.16-20)

Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,17.20-26)

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

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