VI Domenica di Pasqua (commento) – Parole finali

Il vangelo di questa domenica è tratto dal lungo discorso che, secondo l’evangelista Giovanni, Gesù fa durante l’ultima cena.

Dopo la lavanda dei piedi, infatti, Gesù parla con i presenti, tra cui – fino a un certo punto – c’è anche Giuda Iscariota.

Quando, però, pronuncia le parole che la liturgia ci propone per oggi, Giuda se ne è già andato.

Stanno quindi per compiersi il tradimento, l’arresto, il processo e la condanna.

Questa è la situazione in cui l’evangelista colloca il discorso di Gesù ai suoi.

Sono parole finali.

Il dialogo tra Gesù e i suoi discepoli è molto lungo e tocca diversi temi. Peraltro non è di immediata comprensione, perché ha un tono evocativo, più che esplicativo.

Nel ritaglio che sentiremo domenica a messa, emergono essenzialmente i seguenti aspetti:

  1. Tra Gesù e il Padre vi è uno stretto legame: «La parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato»;
  2. In questo stretto legame Gesù e il Padre desiderano il coinvolgimento dell’uomo: «Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui»
  3. Si coinvolge in questa dinamica la persona che ama / osserva la parola di Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà»;
  4. In questa relazione è presente anche un’altra persona, chiamata “Spirito Santo”, che sarà la nuova forma di presenza del Padre e del Figlio nel mondo. La nostra “interfaccia” con Dio: «Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»;
  5. Questa sintesi di storia e teologia non deve spaventare: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore».

Se l’invito a non avere paura accompagna ogni rivelazione di Dio, c’è da dire che in questo caso l’esortazione a non avere paura pare avere anche un’accezione più specifica: Gesù sta dicendo che sta per accadere qualcosa che cambierà il modo di rapportarsi a Dio. Lui morirà di lì a poche ore. Ma questo non deve suscitare timore nei discepoli. Non rimarranno soli.

La dinamica di amore tra lui e il Padre, in cui durante tutta la vita ha cercato di coinvolgerli, resterà attiva e inclusiva.

Non sarà più lui in carne e ossa a “tirarci dentro” a questa dinamica, ma ci penserà il suo Spirito, lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo.

Sarà Lui la nuova “modalità” di relazione con Dio, per i discepoli di allora e per tutti quelli che verranno dopo… compresi noi.

Bisogna dunque che acquisiamo un po’ di familiarità con questo Spirito…

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