XIV domenica del tempo ordinario

Dato che il testo di vangelo che la Chiesa ci propone domenica è stato uno dei più strumentalizzati per trasmettere dei messaggi diversi rispetto al senso originario delle parole di Gesù, credo sia utile fare un lavoro preliminare di comprensione.

Questo brano infatti, solitamente, è inteso così: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!», cioè la massa dei fedeli è numerosa, ma i preti sono pochi. Le pie donne di chiesa dovrebbero perciò dedicare del tempo a pregare fervidamente per le vocazioni sacerdotali e religiose.

Il problema è che al tempo di Gesù non c’erano né i preti, né i frati, né le suore.

Serve, allora, farsi qualche domanda, per cercare di capire la portata del testo, che, scopriremo, è ben più ampia di quella che solitamente circola.

Prima domanda: Cos’è la messe abbondante?

La messe abbondante, cioè una grande quantità di raccolto pronto per essere mietuto, è un’immagine che indica che c’è molto da fare.

Seconda domanda: Chi sono gli operai della messe?

Sono coloro che si mettono a fare quel molto che c’è da fare.

Per identificarli con più precisione, urge però una terza domanda: Cosa c’è da fare?

Secondo Gesù, come si evince da tutto il vangelo e non solo qui, ciò che c’è da fare è portare una buona notizia; portarla innanzitutto con il primo modo con cui si annunciano normalmente le cose, cioè con le parole («Dite: “È vicino a voi il regno di Dio”»), ma poi anche con i gesti, le azioni, la concretezza: «guarite i malati che vi si trovano», cioè togliete il male.

Ciò che c’è da fare, quindi, è annunciare all’umanità che il fondamento della loro vita, quello che chiamano “dio” e che fino a quel momento era un fondamento insicuro (perché si pensava che dio infliggesse sia il male che il bene, che fosse permaloso, suscettibile e vendicativo), in realtà è una

base sicura (è un Padre buono, è il Padre di tutti, il cui unico desiderio è che i suoi figli siano felici e che sa che l’unico modo perché lo siano davvero tutti è che si trattino da ciò che sono, cioè fratelli, figli appunto dello stesso Padre).

È questo che determina anche il come bisogna fare quel molto che c’è da fare.

Perché se l’annuncio è questo, se si tratta di una buona notizia, della buona notizia che abbiamo un fondamento sicuro, che ci fa fratelli per costruire un mondo in cui tutti siano felici, la modalità con cui lo comunichiamo è fondamentale: non si può trasmettere un messaggio gioioso con il muso, con la fretta, dando l’impressione che si tratta di uno dei molti compiti da assolvere; non si può trasmettere un messaggio d’amore con l’astio nel cuore, in maniera individualistica e autoriferita; non si può trasmettere un messaggio decisivo, rimandando continuamente per assecondare varie distrazioni… ecc…

Da qui derivano i consigli di Gesù perché la modalità dell’annuncio è già in sé parte dell’annuncio: «li inviò a due a due» (perché «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri», Gv 13,35); «non portate borsa, né sacca, né sandali» (non è un viaggio straordinario, per cui devi preparare la valigia, ma un atto ordinario, quotidiano); «non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada» (cioè non dare l’idea che quello che devi fare è poco importante e può essere rimandato); «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”» (da subito si deve percepire che arrivi per una buona notizia); «Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno» (l’altro deve capire che gli porti un messaggio che vi fa fratelli; se ti percepisce come “superiore” e ti dà da mangiare non il suo pasto normale, ma qualcosa di speciale in modo ossequioso, vuol dire che non vi siete capiti); «Non passate da una casa all’altra» (non sei un venditore); «quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite […] che il regno di Dio è vicino» (chi non vi accoglie non è vostro nemico, anche nelle modalità di andarvene confermate la buona notizia).

Chi sono dunque gli operai della messe? Chiunque con le parole e con la concretezza della vita annuncia che ogni umano gli è caro, è suo, è uno dei suoi, è suo fratello. Fortunatamente si tratta di un insieme più ampio di quello dei preti.

Letture:

Dal libro del profeta Isaìa (Is 66,10-14)

Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto. Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni; succhierete e vi delizierete al petto della sua gloria. Perché così dice il Signore: «Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti. Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba. La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 6,14-18)

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-12.17-20)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

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