XXVII Domenica del tempo ordinario (commento) – Gesù femminista ante litteram

Il vangelo di questa domenica è tradizionalmente usato per fondare la dottrina cattolica dell’indissolubilità del matrimonio.

La frase «l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» è stata spesso usata, in modo lapidario, per rispondere alle situazioni – sempre più numerose – di difficoltà matrimoniale, aggiungendo – a contesti già segnati dalla sofferenza – un carico di sensi di colpa e rassegnazione che niente avevano a che fare con l’annuncio della buona notizia del vangelo.

Senza dover fare chissà quale ricerca, però, leggendo solo le note della Bibbia CEI, ci si accorge che:

  • La nota al versetto 4 del capitolo 10 di Marco («Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla»), recita: «Riferimento a Dt 24,1-4»;
  • Deuteronomio 24,1-4 dice: «Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa. Se ella, uscita dalla casa di lui, va e diventa moglie di un altro marito e anche questi la prende in odio, scrive per lei un libello di ripudio, glielo consegna in mano e la manda via dalla casa o se quest’altro marito, che l’aveva presa per moglie, muore, il primo marito, che l’aveva rinviata, non potrà riprenderla per moglie, dopo che lei è stata contaminata, perché sarebbe abominio agli occhi del Signore. Tu non renderai colpevole di peccato la terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti in eredità».

Come si può ben vedere la questione non è tanto (o per lo meno, non è solo) quella del matrimonio, dell’adulterio (o, nei nostri termini più moderni, del divorzio), ma ha a che fare con il trattamento della donna: la concessione è tutta al maschile.

Il problema non è la rottura di un matrimonio, ma l’abbandono (che spesso coincideva con la condanna ad una fine misera) della donna.

La Legge ebraica (come mostra il Deuteronomio) prevedeva che un uomo potesse ripudiare la moglie «perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso» o perché «la prende in odio».

In più il primo marito «non potrà riprenderla per moglie», perché – essendo essa stata con un secondo marito – «è stata contaminata».

In questo scenario, è ben evidente la condizione della donna, considerata oggetto di proprietà dell’uomo, di cui egli si può disfare (anche per un capriccio), condannandola ad una vita di indigenza, e – qualora non lo facesse – avendo nelle mani il potere di una minaccia di abbandono legittimo sempre pendente, così da poterla comandare a piacimento.

È a questa situazione che Gesù si ribella, quando i farisei vanno ad interrogarlo. Egli trova inaccettabile (seppur scritto nelle Bibbia) che un uomo possa avere questo potere nei confronti della moglie. La sua idea di relazione coniugale è ben diversa: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne».

La prospettiva che Gesù delinea è quella di una relazione paritaria e di complementarietà, non quella del ricatto e della sottomissione.

Gesù dunque non sta parlando dei nostri divorzi di oggi, ma sta difendendo la dignità delle donne.

Eh già… potrebbe obiettare qualcuno… ma allora perché al versetto 12 del vangelo di Marco, non si parla più solo di uomini che ripudiano le donne, ma anche di donne che ripudiano i mariti («Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio»)? Vedi che hai torto? Gesù parla contro la rottura dei matrimoni e non a favore delle donne.

A chi salisse in cuore questa obiezione, rispondo – ancora una volta – di andare a leggersi la nota della Bibbia CEI (cioè la Bibbia dei vescovi!), che, riguardo al v. 12, dice: «Adattamento delle parole di Gesù al mondo greco-romano, dove anche la donna poteva prendere l’iniziativa del divorzio. Non così nel mondo ebraico»… Adattamento delle parole di Gesù!

Gesù, ebreo che parla agli Ebrei, ha davanti agli occhi la situazione delle donne del suo tempo e la trova inaccettabile. Rimprovera gli uomini per la durezza del loro cuore e li richiama all’ideale alto della vita di coppia: diventare una carne sola, cioè scrivere una storia insieme.

Questa sì che è una buona notizia…

…peccato che altri uomini abbiano travisato le parole di Gesù, per scagliarle contro, creando abissi di sofferenza che nemmeno immaginano.

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