III domenica di pasqua

Il vangelo di Giovanni originariamente si concludeva con il brano che abbiamo letto settimana scorsa, al capitolo 20. Successivamente si sentì l’esigenza di aggiungere un ulteriore ventunesimo capitolo, la cui parte principale è quella narrata nel testo odierno: una nuova apparizione agli apostoli, una nuova pesca miracolosa, il dialogo con Pietro.

Quest’ultimo, con la triplice domanda di Gesù («Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?» / «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?» / «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?»), richiama il triplice rinnegamento di Pietro di qualche giorno prima («Non lo sono», Gv 18,17; «Non lo sono», Gv 18,25; «Pietro negò di nuovo», Gv 18,27).

Non è evidentemente una resa dei conti: Gesù avrebbe usato altre parole, senza contare che Egli aveva già incontrato Pietro, che – come tutti gli altri – si era sentito rivolgere dal Signore come prima parola detta esplicitamente a loro «Pace a voi!» (Gv 20,19).

Gesù, cioè, aveva già mostrato che, anche da risorto, restava sempre lui, confermava ciò che aveva sempre insegnato su chi è Dio, sul suo amore incondizionato, non legato al merito o alle colpe, sul perdono…

Non è dunque per mettere il dito nella piaga di Pietro che Gesù gli chiede se lo ama, quasi che volesse dirgli: “Allora, mio prode, che ti saresti fatto ammazzare per me («Pietro disse: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”», Gv 13,37), cosa devo pensare? Mi vuoi bene o no?”.

Non è in questo senso.

[Ci sarebbe peraltro da chiedersi che idea ha di Gesù, colui che pensa che il senso delle sue parole sia questo…]

Il senso è piuttosto un altro: Pietro, come Giuda, ma anche come tutti gli altri, non ha retto la situazione. Era troppo grande per lui. Ha vinto la paura sull’amicizia. La vigliaccheria sul bene. E Gesù non è venuto ora a rimproverarlo per questo. Anzi, lui, che conosceva bene il cuore dell’uomo, sapeva che era così: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte» (Gv 13,38).

Ora anche Pietro sa come è fatto il cuore dell’uomo, com’è fatto il suo cuore. A volte non ce la fa. Chissà quanto gli sarà pesato sulla coscienza

Ma è proprio per questo che Gesù vuole che sia lui a guidare gli apostoli («Pasci i miei agnelli» / «Pascola le mie pecore» / «Pasci le mie pecore»).

Pietro non viene scelto per la sua bravura, per la sua anzianità, per il suo carisma… ma perché ha fallito, perché ha tradito il suo amico, il suo maestro, il suo Signore e ha saputo credere al suo perdono. Ha creduto che l’amore di Gesù fosse più grande del suo peccato. Al contrario di Giuda, che ha pensato che il suo peccato fosse più grande dell’amore che Gesù provava per lui.

Per questo Pietro potrà essere un buon pastore, perché sa cosa vuol dire essere, non solo una pecora, ma una pecora nera, una pecorella smarrita.

E allora non biasimerà le altre pecore nere o le altre pecorelle smarrite, non le escluderà, additandole come peccatrici, ma riserverà loro il trattamento che Gesù ha riservato a lui e a ogni pecora nera o smarrita che ha incontrato nella sua vita da uomo: «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20).

Letture:

Dagli Atti degli Apostoli (At 5,27-32.40-41)

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 5,11-14)

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-19)

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

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