IV domenica di avvento

Due settimane fa, in occasione della festa dell’Immacolata, abbiamo sentito il racconto dell’annunciazione a Maria. Il brano era tratto dal vangelo di Luca, che infatti narra gli eventi della nascita di Gesù dal suo punto di vista. L’evangelista Matteo, invece – come si vede nel vangelo di oggi – elabora i testi del Natale dal punto di vista di Giuseppe.

Entrambi gli autori però sottolineano i medesimi elementi:

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III domenica di avvento

Nel vangelo di questa terza domenica di avvento si chiarisce ciò che dicevamo due settimane fa circa il rapporto tra Gesù e Giovanni Battista e quanto dicevamo settimana scorsa sul tipo di regno che Gesù è venuto a proporre.

Rispetto a Giovanni, si vede infatti la distanza tra la sua idea di Dio e quella di Gesù, tanto che il Battista «avendo sentito parlare

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Immacolata 2019

I brani proposti dalla liturgia sono infatti propri della festa riservata a Maria.
Si tratta comunque, soprattutto per il vangelo, di un passo che ben si addice a questo tempo di preparazione al Natale, perché ci presenta proprio l’annunciazione.
I personaggi in scena sono innanzitutto l’angelo Gabriele e Maria.

Il primo è un messaggero:

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I domenica di Avvento

Ricomincia un nuovo anno liturgico, l’anno A, al seguito del vangelo di Matteo. E, come ogni anno, inizia con il tempo di avvento: quattro settimane di preparazione al Natale.

Il vangelo di questa prima domenica dell’anno nuovo assomiglia molto a quello di due settimane fa, in cui – nella versione di Luca – avevamo letto del “giorno del Signore”.

Rispetto a quel testo, però, il brano di Matteo sembra sottolineare un aspetto preciso, e cioè il fatto che il ritorno di Gesù risorto (a chiudere la storia) sarà improvviso, senza preavviso: «come nei giorni che precedettero il diluvio […] non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo».

Da qui le sottolineature sulla necessità di vegliare («Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà») e di essere pronti («Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo»).

Cosa significano però, concretamente, questi suggerimenti? Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento di fronte alla consapevolezza di questo ritorno senza preavviso?

Dipende… mi verrebbe da dire.

L’atteggiamento di fronte a “qualcosa” dipende sempre da cosa è o da cosa mi immagino sia “quella cosa”.

Se il “qualcosa” che deve accadere è un fatto terrificante, la mia attesa sarà angosciosa, piena di paura e ansia. Se invece si tratta di un evento lieto, l’attesa, per quanto trepidante, sarà caratterizzata da speranza e desiderio.

La prima cosa da chiedersi è perciò questa: Cosa penso che sia (o come mi immagino) l’incontro col Signore? Me lo aspetto come una cosa terribile? Perché? Che motivi ho per pensarla così?

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Cristo re

Domenica è l’ultima domenica dell’anno liturgico (anno C), che abbiamo trascorso, a partire dall’avvento scorso, al seguito del vangelo di Luca. Come da tradizione in questa occasione si celebra la festa di Cristo re dell’universo.

Il titolo “re dell’universo” è molto altisonante, eppure la liturgia ci propone come testo per la riflessione un vangelo in cui vediamo Gesù appeso alla croce.

In effetti è lì, sotto al cartello messo dai Romani “INRI” (Gesù Nazareno Re dei Giudei), che Gesù viene denominato re.

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XXIII domenica del tempo ordinario

Settimana scorsa il vangelo ci invitava a riflettere sulla risurrezione, quindi in qualche modo sulla fine della nostra vita individuale.

Oggi le letture fanno riferimento al cosiddetto “giorno del Signore”, cioè – detto in parole povere – alla fine della storia.

Ai primi tempi della vita cristiana infatti si era diffusa la credenza che

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XX domenica del tempo

La parabola che il vangelo ci presenta questa settimana è la diretta continuazione del testo di settimana scorsa, che parlava della necessità di pregare sempre.

Oggi ci sono presentati due esempi di preghiera, quella del fariseo e quella del pubblicano.

Solo quella di quest’ultimo viene però apprezzata da Gesù.

Per capire questa sua presa di posizione a favore del pubblicano («questi a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato») è necessario chiarire preliminarmente una serie di cose:

– innanzitutto il contenuto di queste preghiere (leggendo quello che dicono questi due uomini mentre pregano, ci si fa subito un’idea del perché Gesù abbia apprezzato l’uno e non l’altro);

– ma poi anche la loro collocazione sociale (ricordare chi erano i farisei al tempo di Gesù e chi erano i pubblicani rende ancora più clamorose le parole di Gesù).

Partiamo da quest’ultimo punto.

I farisei, nella Palestina dei tempi di Gesù, erano gli scrupolosi osservanti della legge ebraica

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XXIX domenica del tempo ordinario

Il vangelo di questa domenica presenta una tematica di apertura («la necessità di pregare sempre»), una parabola e poi una domanda finale («Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»).

Iniziamo dalla preghiera.

È necessario chiarire cosa si intende. Spesso infatti si pensa il pregare come il “dire preghiere” e quindi, la necessità di farlo sempre, sia da identificare col continuare a ripetere preghiere. Ogni momento della giornata, da questo punto di vista, è pensato come scandito da preghiere (le preghiere del mattino, le preghiere prima dei pasti, le preghiere nelle varie ore del giorno, le preghiere della sera, ecc…).

Guardando alla vita di Gesù, però, non emerge questo tratto.

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XXIII domenica del tempo ordinario

Il brano di vangelo di questa settimana ci presenta una delle tante guarigioni che Gesù ha operato.

Si tratta però di una guarigione particolare, dove al centro non è il fatto stesso della purificazione dalla lebbra, ma l’intreccio delle reazioni che questo evento suscita.

Tutto ha inizio con l’ingresso di Gesù in un villaggio.

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