XV Domenica del tempo ordinario (commento) – Saper fronteggiare un rifiuto

Il vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che manda i suoi discepoli.

È un’anticipazione di quello che succederà dopo l’ascensione e la Pentecoste, quando sarà la prima comunità cristiana a farsi portatrice del vangelo in tutto il mondo allora conosciuto.

Il testo presenta le modalità che Gesù suggerisce:

  • Non andare soli e nemmeno in massa («Prese a mandarli a due a due»);
  • Concentrarsi sulla liberazione delle persone da ciò che le opprimevano («Dava loro il potere sugli spiriti impuri»);
  • Viaggiare leggeri («ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche»);
  • Trovare una “base”, senza girare di casa in casa («Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì»);
  • Non avere reazioni violente – nemmeno verbali – con chi dovesse rifiutare l’annuncio («Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro»).

Per comprendere queste indicazioni, oltre che guardare a cosa esse suggeriscano, è importante anche notare cosa esse escludano e perché.

L’andare “a due a due” non vuol dire solo spostarsi in coppia, ma implica il non andare soli e nemmeno in tanti. Secondo voi perché? Cosa avrebbe implicato andare soli o “invadere” la piazza di un paese in tanti? Cosa avrebbe voluto dire nella percezione di chi vedeva arrivare i discepoli? Quali i rischi per i discepoli stessi? E quali i rischi per il messaggio veicolato?

Concentrarsi sulla liberazione dagli spiriti impuri, cioè da quelle situazioni che opprimevano la gente (quelle situazioni che nella cultura di allora erano attribuite a forze occulte e che noi oggi potremmo definire sintomi nevrotici o depressivi) voleva dire non concentrarsi su cos’altro? Se pensiamo su cosa si sia concentrata la predicazione di cui anche noi siamo stati oggetto da piccoli (spesso incentrata sul moralismo e in particolare su quello legato alla sessualità), la differenza pare macroscopica…

Il viaggiare leggeri? Perché Gesù vuole che i suoi non abbiano niente più di quello che serve per uscire di casa quotidianamente? Spesso si dice “Per affidarsi alla provvidenza”, ma qui della provvidenza non c’è traccia. Forse la questione è l’inscindibile legame tra annunciatore e annuncio. Ci sono modi di essere di chi annuncia che tradiscono o smentiscono l’annuncio stesso. Anche qui, la cosa interessante è che la credibilità di colui che porta il messaggio è legata alla sua ordinarietà e non alla sua straordinarietà.

Gesù poi dice che non girino di casa in casa, che non si facciano ospitare una volta da uno, una volta da un altro, ma che trovino una “base”. Anche qui, le domande sono le medesime: perché? Quali erano i rischi per i discepoli e quali per il messaggio che portavano? Per capirlo, è necessario immedesimarsi nella situazione, proprio anche dal punto di vista pratico… Provate a pensare se nel vostro paese o nel vostro quartiere arrivasse un discepolo: che dinamiche scatterebbero tra le famiglie? A parte chi non li vorrebbe in casa, gli altri? Non potendo andare da tutti, in base a cosa da qualcuno sì e da qualcun altro no?

Infine, non avere reazioni violente, nemmeno verbalmente con chi rifiuta il messaggio. Che non vuol dire però andarsene con la coda tra le gambe, ma saper fronteggiare un rifiuto. Il gesto simbolico di scuotere la polvere è infatti quello di chi se ne va, magari dispiaciuto, ma tranquillo: la propria parte è stata fatta (annunciare con franchezza il vangelo), l’altra è nelle mani delle scelte altrui.

Credo che, in un’ultima analisi, il brano di vangelo di oggi inviti a una riflessione sul legame tra annuncio e annunciatore… un legame che riguarda anche le nostre comunità cristiane e noi come singole persone.

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