Cristo Re (commento)

La settimana prossima inizierà l’avvento.

Questa domenica è l’ultima dell’anno liturgico: è la festa di Cristo Re dell’Universo.

In effetti, il brano di vangelo scelto parla del trono del Figlio dell’uomo che verrà nella gloria.

È un’immagine evocativa, come se Gesù volesse farci vedere la storia a partire dalla fine.

È un po’ come se noi guardassimo la nostra esistenza, immaginandoci sul letto di morte.

La domanda che il brano suscita è: cosa vorresti vedere, guardando la tua vita dalla fine?

Che tipo di vita vorresti aver scritto, che tipo di persona vorresti essere diventato/a?

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XV Domenica del Tempo ordinario (letture)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-23)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

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Domenica di Pasqua (commento)

Quando muore qualcuno di caro – e noi bergamaschi lo stiamo sperimentando in tanti – metterlo nella tomba e poi chiudere la tomba dà la sensazione di averlo “messo apposto”, messo al suo posto.

Certo, il dolore non passa, ma in qualche modo, il compimento del rito funebre segna il passaggio di una soglia: inizia il dopo. Lui/lei è apposto. Ora che non dobbiamo più occuparci di loro, nemmeno più del loro corpo morto, inizia il tempo per occuparci di noi, di come fare a vivere senza di loro, di chi siamo ora senza di loro.

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